In ricordo dell’amico Ferruccio
(senza il suo appassionato lavoro questa sezione del sito non esisterebbe)
La navigazione di questa sezione segue, per quanto possibile, la nomenclatura binomiale secondo Linneo, pertanto i nomi sono riportati in latino. Per alcune specie è riportato anche il nome con è cui è generalmente conosciuta in italia. Non siamo biologi ma solo appassionati pertanto chi rilevasse errori di catalogazione è pregato di segnalarlo tramite il modulo di contatto
Carcharhinus longimanus (Squalo pinna bianca oceanico)
Squalo pinna bianca oceanico
Mentre molti membri della famiglia Carcharhinidae (alla quale appartiene il genere Carcharhinus insieme a circa 11 altri generi dall'aspetto similare) appaiono molto simili tra di loro, questo squalo robusto spicca principalmente per le sue pinne. Ha una grande pinna dorsale arrotondata e pinne pettorali molto lunghe (da qui il nome della specie Longimanus) simili a remi; tutte queste pinne hanno una colorazione biancastra sulle estremita' che ha originato il nome comune della specie. (E' stato suggerito che il bianco possa servire come segnale di riconoscimento tra i membri della specie in modo da evitare aggressioni durante la caccia). Qualche volta le estremita' bianche (che a volte appaiono anche nella pinna caudale, seconda dorsale, pelvica e nella pinna anale), sono accompagnate da segni neri. Negli individui giovani la pinna pelvica e le pettorali sono spesso picchiettate di nero, ed hanno spesso evidenze a forma di sella tra la prima e la seconda dorsale (Ellis, 1994). La parte inferiore dello squalo e' sempre biancastra, ma la colorazione della meta' dorsale del corpo qualche volta varia leggermente da localita' a localita'. Mentre e' normalmente grigio-bronzeo, nel Mar Rosso qualche volta e' marron, nell'Oceano Indiano e' grigiastro e nelle Hawaii e' maggiormente di un beige pallido (Stafford Deitsch, 1988). I pinna bianca possono diventare molto grandi; esemplari giganti possono raggiungere 350-395cm (11-13 piedi), ma molti sono meno di 300cm. (10 piedi). I dati sul loro peso sono scarsi, ma Backus et al. (1956) scrissero di aver pesato un maschio di 204cm a 60-65 kg (135-145 libbre). Il pinna bianca oceanico ha il muso corto e smussato e le sue potenti mascelle sono piene di denti aguzzi e seghettati. Come in molti altri carcharhinidi (membri della famiglia Carcharhinidae) la forma dei suoi denti differisce nella due mascelle. In quella superiore sono larghi, triangolari e completamente seghettati, ma in quella inferiore sono molto piu' appuntiti (e non cosi' larghi e triangolari) e sono seghettati soltanto in una piccola porzione vicino alla punta (Compagno, 1984). La forma dei suoi denti suggerisce che essi siano adatti a prelevare grandi bocconi da grosse prede, con gli inferiori appuntiti usati per trattenere la presa mentre i superiori triangolari e dentellati "segano" un pezzo di carne. Molti squali hanno una distribuzione geografica piuttosto limitata, ma il pinna bianca oceanico si trova in tutto il pianeta in acque epipelagiche (al di sopra dei 200m in mare aperto) tropicali e subtropicali. E' molto comune tra i 20 gradi Nord e i 20 gradi Sud, e nelle corrispondenti acque temperate tra i 18 e i 28 gradi celsius. Sembra preferire temperature al di sopra dei 20 gradi, sebbene siano stati catturati a 15 gradi. Abbandonano le zone che puntano al di sotto di tale temperatura, come il Golfo del Messico in inverno. Sebbene sia facile incontrarlo al largo in aree di grandi profondita', occasionalmente compare vicino alla terra ferma a 37 metri (120 piedi). Cio' avviene principalmente in isole mezzo-oceaniche come le Hawaii (o vicino ai continenti dove la piattaforma continentale e' stretta) dove le grandi profondita' sono vicine (Compagno, 1984). Dov'e' presente, lo e' in maniera abbondante. Lineaweawer e Bakus (1969) scrissero: "[egli e'] straordinariamente abbondante, forse il piu' abbondante tra i grandi animali (sopra i 45 kg) della terra." E' in virtu' di questa abbondanza che il pinna bianca si presenta spesso per primo nei disastri di mezzo-oceano, e lo fa in un gran numero di esemplari, cosa spiacevole per le vittime in acqua. Nelle guerre mondiali se ne ebbe piu' evidenza, quando le navi venivano silurate e affondate in gran numero. Si crede che i pinna bianca furono responsabili della morte di molti uomini durante l'affondamento della nave a vapore Nova Scotia, silurata e affondata da un sommergibile tedesco al largo a nord di Natal, Sud Africa, nella seconda guerra mondiale (Bass, D'Aubrey & Kistnasamy, 1973). Dei 900 uomini che c'erano a bordo (dei quali 750 erano prigionieri di guerra italiani) solo 192 sono sopravissuti, molti probabilmente sono stati vittime degli squali, che i superstiti descrissero come in "frenesia alimentare" (Reader's Digest, 1989). Il comportamento dei C. Loingimanus e', come minimo, imprevedibile. Qualche volta sono stati descritti come lenti, pigri e ostinati, e altre volte come aggressivi e pericolosi (Ellis, 1983). Cio' che dobbiamo distinguere e' il comportamento predatorio dal normale incrociare. Nessuno squalo pelagico smette di nuotare (1), cosi' molto del tempo e' occupato a vagabondare lentamente lungo la superficie; rappresenta un grande dispendio di energie nuotare sempre veloci, specialmente quando non e' necessario. Tuttavia, quando lo squalo "sente" il cibo, entra nello status del predatore, caratterizzato da un incremento della velocita' e dell'aggressivita'. Nel "tavolo da pranzo", il pinna bianca domina spesso altri squali pelagici come il silky (Carcharhinus falciformis), fintanto che non sono molto piu' grossi di lui. Nel caso del silky il pinna bianca e' meno agile e veloce, cosi' se il cibo si allontana da lui il silky puo' utilizzare la sua agilita' per agguantarlo e fuggire velocemente (Compagno, 1984). Il pinna bianca e' molto curioso, persistente e sfrontato quando individua una possibile fonte di cibo, e controllora' quasi tutto cio' che incrocia, subacquei inclusi! (E' interessante il fatto che siano molto cauti con le esche all'amo). Questo e' comprensibile se si pensa all'oceano aperto; se ci si tuffa nel bel mezzo del Pacifico e ci si guarda intorno, probabilmente non si vedranno molti pesci o altri animali marini, perche' la densita' della popolazione e' bassa e localizzata in banchi. Percio' il pinna bianca, essendo un cacciatore opportunista, controllera' ogni oggetto nell'acqua per vedere se e' appetibile. Tutto cio' significa che i subacquei in pieno oceano devono essere molto prudenti con i pinna bianca, ed e' meglio stare in guardia in caso di naufragio o incagliamento in pieno oceano (vedi sopra il caso della Nova Scotia). Certamente, se fosse stata una specie costiera (come lo squalo bianco) avrebbe rappresentato un grosso e reale pericolo per l'uomo. Tuttavia, si nutre usualmente di cefalopodi oceanici e teleostei, incluso pesci bisturi, pesci remo, threadfins (?), barracuda, delfini, marlin, varie specie di calamari, e tonni e altri sgombridi (maccarelli). I pinna bianca oceanici sono stati visti mentre mangiavano uccelli marini, tartarughe marine, gasteropodi marini (lumache, patelle, littorine etc.), crostacei, carogne di mammiferi marini e perfino spazzatura. Infine, occasionalmente mangiano razze con pungiglione (probabilmente la razza pelagica Dasyatis violacea ). Il comportamento e le tecniche predatorie sono state osservate in due occasioni: nella prima, sono stati visti mangiare da un banco di threadfins (?) mordendo e asportando bocconi lentamente alla maniera di una persona che mangia una mela. Un'altra e piu' sorprendente tecnica fu osservata durante l'attacco ad uno stretto banco di piccoli tonni che al loro volta erano in frenesia alimentare su un banco di sardine vicino alla superficie. Per 30 minuti, i pinna bianca furono visti vagabondare attraverso quell'aggregazione con le mascelle ampiamente aperte, senza tentare di mordere o inseguire nessuno dei tonni. Piu' tardi furono catturati alcuni di questi pinna bianca e nel loro stomaco si trovarono alcuni tonni; cosi', e' stato suggerito che gli squali nuotassero semplicemente attraverso il banco (che probabilmente non si accorse di loro per via della frenesia alimentare), aspettando che i tonni entrassero dentro il varco delle loro mascelle prima di mordere! (Compagno, 1984) Uno degli aspetti piu' interessanti del comportamento dei pinna bianca e' la loro associazione con le balene pilota pinna corta (Globicephala macrorhynchus) al largo delle Hawaii, come descritto da Jeremy Stafford-Deitsch (1988). Il pinna bianca e' stato trovato spesso in compagnia di grandi gruppi di focene (balene pilota), e spesso li segue quando si immergono in profondita'. La ragione di questa tendenza non e' nota, ma e' possibile che gli squali lo facciano perche' le focene sono abili nel cercare i calamari (cio' significa che ai pinna bianca non cercano il loro cibo, ma seguono chi lo sa fare bene). Questo comportamento probabilmente non e' caratteristico solo delle Hawaii, ma di ogni luogo dove focene e pinna bianca oceanici condividono il medesimo habitat. I dati sulla biologia riprodutiva ci dicono che essi sono vivipari (le uova sono covate all'interno della madre, e i piccoli nascono vivi), con i piccoli nutriti attraverso un sacco placentale dove si trovano i tuorli. Le nidiate sono formate da 1 a 15 piccoli, in proporzione alla taglia della madre. Per quel che si sa da registrazioni nel NordOvest Atlantico e nel SudOvest dell'Oceano Indiano, sembra che gli accoppiamenti e le nascite avvengano all'ìinizio dell'estate, con una gestazione che dura un anno circa. Nel Pacifico Centrale sembra esserci una piccola distinzione tra la stagione dell'accoppiamento e quella del parto, come da femmine con piccoli embrioni trovate in tutto l'arco dell'anno (Compagno, 1984). Il ruolo del pinna bianca nell'habitat dell'oceano aperto e' evidente: esso e' un predatore di punta, nutrendosi di vari animali piu' piccoli di una vastita' di cibo. Come ogni predatore all'apice, egli mantiene la popolazione delle sue prede sotto controllo e percio' e' un elemento essenziale dell'ecologia (e dell'equilibrio ecologico) del suo ambiente. La specie non sembra essere minacciata in nessun modo, a dispetto del fatto che sia regolarmente catturata da lenze in oceano aperto (e utilizzati come cibo, per le pinne [la zuppa], per la pelle, per la farina di pesce e per le vitamine [estratte dal loro fegato]). Si spera che il suo status rimanga su questi livelli, cosi' puo' continuare ad aiutare il mantenimento dell'equilibrio ecologico nell'oceano aperto, e continuare a sorprenderci col suo straordinario comportamento e stile di vita.
biopix.com
discoverlife.org
fishpix.kahaku.go.jp
fotobiomare.com
www.flmnh.ufl.edu
ginux.univpm.it
www.koralsiden.dk
itis.gov
marinespecies.org
natuurlijkmooi.net
ramblincameras.com
ryanphotographic.com
scuba-equipment-usa.com
Alberto Vigliani
Marco Senigalliesi
Sergio Casalegno
Stefano Guerrieri
slugsite.tierranet.com
starfish.ch
vibrantsea.net
wetwebmedia
Gary McDonald
Ron Wolf
Sherry Ballard
Douglas Klug
Robert Potts
Tammy Ward
California Academy of Sciences
Paddy Ryan
Joseph Dougherty/ecology.org
Garry McCarthy
Nathan Litjens
calphotos.berkeley.edu
Sam Baccini
Richard Lang
Gustavo Grandjean
Rubén Guzmán
Gonçalo M. Rosa
Eugenia Patten
Alison Young
William Leonard
Eugene Weber
L. & L. Langstroth
Moorea Biocode
John White