In ricordo dell’amico Ferruccio
(senza il suo appassionato lavoro questa sezione del sito non esisterebbe)

La navigazione di questa sezione segue, per quanto possibile, la nomenclatura binomiale secondo Linneo, pertanto i nomi sono riportati in latino. Per alcune specie è riportato anche il nome con è cui è generalmente conosciuta in italia. Non siamo biologi ma solo appassionati pertanto chi rilevasse errori di catalogazione è pregato di segnalarlo tramite il modulo di contatto

Cetorhinus maximus (Squalo elefante)

Squalo molto grande e piuttosto robusto con le fessure branchiali che quasi circondano il capo; sono presenti rastrelli branchiali sulle fessure; occhi piccoli; muso appuntito, qualche volta col rostro che appare quasi curiosamente deforme o curvato dorsalmente; bocca vasta e cavernosa con piccoli denti ad uncino; pinna dorsale triangolare che puo' perdere la rigidita' verticale sulla punta in eta' matura; seconda pinna dorsale considerevolmente piu' piccola della prima e situata leggeremente in avanti rispetto alla pinna anale; pinna caudale a mezzaluna con forti carene laterali sulla depressione dorsale, peduncolo ampio; presenza di infossature precaudali. Pinne pettorali relativamente lunghe, ma considerevolmente piu' corte della lunghezza della testa in eta' matura. Colorazione scura grigio-ardesia, grigio-oliva o vicino al nero sul dorso; qualche volta chiaro ventralmente ma con pustole e demarcazioni variabili che non devono risultare troppo distinguibili. Probabilmente si confonde col Carcharodon carcharias solo se visto in nuoto libero sulla superficie per via del profilo dorsale simile, ma altrimenti inconfondibile; e' il piu' grande pesce del Mediterraneo. Il massimo raggiunto dichiarato e' 15,2m, ma puo' essere non veritiero; molti riscontri risultano tra i 3 e i 9 metri. La taglia alla nascita e' sconosciuta; un esemplare libero di 165 cm e' forse indicativo di una variabilita' tra i 150 e i 170cm. Mar Mediterraneo: Raro; stagionale.Cosmopolita nel Mediterraneo Occidentale, con sacche di abbondanza stagionali nel Mar Ligure e nelle coste Italiane Occidentali (Mar Tirreno); qualche volta Stretto di Messina, in piccoli gruppi; Canale di Sicilia , ma in apparenza piu' raro del Carcharodon; a Sud almeno fino alle Isole Kuriate (Monastir, Tunisia) annualmente, ma infrequente piu' a sud verso la Libia e oltre. Occasionale nel Mar Adriatico, anche meno nella sua estremita' nord; Penisola Balcanica fino al Mar Egeo, ma non e' comune. Unico squalo mangiatore di plancton nelle acque del Mediterraneo, l'elefante e' individuato tipicamente sia da solo che in piccoli gruppi, incrociando lentamente sulla superficie con la pinna dorsale esposta e la bocca aperta a filtrare il cibo attraverso l'incanalazione di 2.000 tonnellate d'acqua ogni ora. Sebbene appaia tipicamente lento, questo potente squalo e' capace di brevi esplosioni di velocita' e, d'accordo con alcuni autori, persino di effettuare balzi fuori dall'acqua, quantunque cio' potrebbe indurre a confonderlo con lo squalo bianco. Specie pelagica costiera, lo squalo elefante spazia dalla linea di risacca delle spiagge fino lungo le coste rocciose; si trova bene anche al largo, su acque profonde. Spostamenti localizzati appaiono correlati con la concentrazione del plancton in superficie e appaiono annualmente negli stessi siti costieri favorevoli aggregati in diversi individui per mangiare (e possibile corteggiamento ?), mentre spesso mostrano anche una pronunciata segregazione sessuale. Il Mar Ligure e' apparentemente uno di questi luoghi di aggregazione (preferito anche dalle balene endemiche del Mediterraneo), cosi' come lo Stretto di Messina, durante i tardi mesi estivi. La cospiqua sparizione dalle acque di superficie costiere di questi squali durante i mesi invernali riveste un particolare interesse; alcuni autori hanno suggerito un movimento di massa verso acque profonde e un breve periodo dedicato all'ibernazione o ad un qualche modo di muoversi, energeticamente efficiente, a grandi profondita' al di la del margine continentale , durante il quale i rastrelli branchiali sono lasciati cadere per essere sostituiti; tuttavia soltanto le osservazioni a lungo termine con telemetrie satellitali di questi pesci serviranno a risolvere l'enigma. Per di piu' l'interrelazioni di questi squali nelle acque Europee e' sconosciuta; nella classe dimensionale degli esemplari del Mediterraneo (Italiani) predominano quelli sub-adulti. Analisi genetiche e osservazioni mirate di squali elefanti Mediterranei e (ad esempio) del Mare d'Irlanda, potrebbero essere utilizzate per risolvere il problema sulla gestione e conservazione nel NordEst Atlantico. Gli squali elefante si nutrono esclusivamente di organismi planctonici filtrati, e altri minuti crostacei. Si presumono ovovivipari, ma mancano dati sulla riproduzione, con soltanto una femmina gravida riportata nella (vecchia) letteratura, e non esaminata in dettaglio; il periodo di gestazione si assume lungo, possibile piu' di 3 anni e mezzo; i maschi e possibile che maturino da 6 a 7 anni ma il metodo della calibrazione dell'anello vertebrale richiede una conferma.


special thanks to:
biopix.com
discoverlife.org
fishpix.kahaku.go.jp
fotobiomare.com
www.flmnh.ufl.edu
ginux.univpm.it
www.koralsiden.dk
itis.gov
marinespecies.org
natuurlijkmooi.net
ramblincameras.com
ryanphotographic.com
scuba-equipment-usa.com
Alberto Vigliani
Marco Senigalliesi
Sergio Casalegno
Stefano Guerrieri
slugsite.tierranet.com
starfish.ch
vibrantsea.net
wetwebmedia
Gary McDonald
Ron Wolf
Sherry Ballard
Douglas Klug
Robert Potts
Tammy Ward
California Academy of Sciences
Paddy Ryan
Joseph Dougherty/ecology.org
Garry McCarthy
Nathan Litjens
calphotos.berkeley.edu
Sam Baccini
Richard Lang
Gustavo Grandjean
Rubén Guzmán
Gonçalo M. Rosa
Eugenia Patten
Alison Young
William Leonard
Eugene Weber
L. & L. Langstroth
Moorea Biocode
John White