In ricordo dell’amico Ferruccio
(senza il suo appassionato lavoro questa sezione del sito non esisterebbe)
La navigazione di questa sezione segue, per quanto possibile, la nomenclatura binomiale secondo Linneo, pertanto i nomi sono riportati in latino. Per alcune specie è riportato anche il nome con è cui è generalmente conosciuta in italia. Non siamo biologi ma solo appassionati pertanto chi rilevasse errori di catalogazione è pregato di segnalarlo tramite il modulo di contatto
Caulerpa taxifolia
La sua storia inizia intorno agli anni ‘50. In quel periodo gli acquari pubblici d’Europa importavano diverse specie di Caulerpa a scopi decorativi. Negli anni ‘70 Caulerpa taxifolia venne acquistata per la prima volta dall’acquario di Stoccarda e presto distribuita ad altri acquari: tale alga infatti, oltre ad essere caratterizzata da un bel colore verde acceso, è molto resistente, ricopre velocemente il fondo delle vasche ed è un ottimo rifugio per le specie criptiche, caratteristiche che decretarono il suo successo. Nel 1983 fa il suo arrivo all’Acquario di Monaco e nel 1984 si ha la prima segnalazione in mare, proprio ai piedi dell’Acquario del Principato. Subito non ci fu alcun segno di allarmismo: una specie tropicale non sarebbe mai stata in grado di superare il "rigido" inverno mediterraneo! Quando nel 1989 il prof. Meinesz si immerse nuovamente nella zona antistante l’Acquario, lo spettacolo fu impressionante: C. taxifolia aveva ricoperto 10.000 m2 di fondale! Nel 1990 venne segnalata a Cap Martin per un ricoprimento totale di 30.000 m2. Alla fine del 1996 le segnalazioni rinvenute consentirono di stimare una superficie di ricoprimento pari a circa 30.000.000 di m2. Oltre al Principato di Monaco, i principali paesi coinvolti nel fenomeno sono Francia, Spagna, Italia e Croazia. C. taxifolia é un’alga verde tipica dei mari tropicali, dove la temperatura media dell’acqua non scende mai al di sotto dei 20° C. L’analogia con le foglie del tasso ne giustifica il nome; solitamente le fronde non superano i 15 cm. Nel Mediterraneo tale specie è affetta da gigantismo, nel senso che le fronde possono superare anche i 40 cm! È in grado di colonizzare qualsiasi tipo di substrato, sia sabbioso-fangoso che roccioso e non viene assolutamente danneggiata dalle acque inquinate. Nelle zone occupate, la vita continua, ma fortemente banalizzata: scompare gran parte della fauna sessile e della fauna vagile ad essa associata. Un ulteriore differenza tra la "sorella" tropicale e quella mediterranea risiede nella strategia riproduttiva: contrariamente a tutte le altre alghe verdi, la nostra C. taxifolia non si riproduce sessualmente. Attualmente, le informazioni sulla tossicità dell’alga e le eventuali ripercussioni per la salute dell’uomo non sono ancora complete. Certamente è necessario controllarne la diffusione: l’idea iniziale dell’eradicazione totale non si è rivelata fattibile e oggi si stanno prendendo in considerazione anche tecniche di lotta biologica come l’introduzione e la diffusione di alcuni erbivori ma questo potrebbe porre dei problemi ancora più grandi alle specie residenti ed inoltre pone dei seri problemi di carattere sia etico che strettamente operativo Tentativi come spargimento di sale (20 Kg/m2, con risultati evidenti già dopo mezz’ora) e l’impiego di rame sembrano dare risultati incoraggianti ma sono comunque difficilmente praticabili.
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