In ricordo dell’amico Ferruccio
(senza il suo appassionato lavoro questa sezione del sito non esisterebbe)

La navigazione di questa sezione segue, per quanto possibile, la nomenclatura binomiale secondo Linneo, pertanto i nomi sono riportati in latino. Per alcune specie è riportato anche il nome con è cui è generalmente conosciuta in italia. Non siamo biologi ma solo appassionati pertanto chi rilevasse errori di catalogazione è pregato di segnalarlo tramite il modulo di contatto

Zeus faber (Pesce San Pietro)

Presente anche tutte le nostre coste ma mai molto comune. Più abbondante in Adriatico. Corpo ovale molto compresso lateralmente, coperto di piccole squame non visibili a occhio nudo, che sono circa un centinaio in serie longitudinale. La linea laterale, abbastanza evidente, presenta un'ampia curva in alto nella sua porzione anteriore. Il profilo anteriore è obliquo, lungo una retta che unisce l'estremità anteriore del muso alla base della prima spina della pinna dorsale. La testa è relativamente grossa e gli occhi, non molto grandi, sono situati presso il margine superiore, mentre le aperture nasali, molto vicine tra loro. La bocca è grande e tagliata obliquamente e l'estremità posteriore del mascellare arriva all'altezza delle narici. La mandibola è prominente e possiede una protuberanza sotto la sinfisi e una spina all'estremità posteriore di ognuno dei suoi due rami. In ambedue le mascelle vi sono da 3 a 5 serie di denti piccoli e conici e due gruppi di denti sul vomere. Altre spine più o meno del muso, sulla nuca e sul margine preopercolare. Inoltre vi è una spina scapolare vicino all'estremità superiore della apertura branchiale e una omerale, al disotto della base della pettorale. Sulla linea mediana del ventre vi è una serie di 13/14 scudetti ossei spinosi con le punte dirette indietro. La dorsale ha la prima porzione formata da raggi spinosi robusti o molto robusti, con una spina basale da ogni lato e la membrana interradiale che si prolunga in filamenti tanto maggiori quanto è più giovane l'esemplare. L'anale ha una porzione anteriore a raggi spinosi, che è praticamente indipendente, specialmente nei giovani. Alla base della porzione molle della dorsale e dell'anale vi sono su ogni lato delle serie di placche ossee con spine biforcute alla base, variabili sia come numero che come grandezza, talvolta anche sui due lati nel medesimo esemplare. La codale è ampia, spatolata col margine posteriore arrotondato. Le pettorali sono piccole e a ventaglio, le ventrali assai lunghe e inserite un poco innanzi alle pettorali. La colorazione è grigio argenteo violacea, con fasce indistinte più scure e altre giallastre, maggiormente rilevabili nei giovani e con una macchia nerastra al centro dei fianchi, bordata da un alone biancastro. Arriva a una lunghezza superiore al mezzo metro e a un peso di sei chili circa. La taglia media è tra i 30 e i 40 cm. Questi pesci vivono isolati sui fondali fangosi al bordo della platea continentale nella zona tra i 100 e i 200 metri. Sono cattivi nuotatori e si spostano lentamente e a scatti successivi; sembra anche che nuotino abitualmente adagiati su di un fianco, come tutti i pleuronettiformi. Molto vorace. Si nutre di organismi animali, soprattutto pesci, che afferra proiettando in avanti le sue mascelle protrattili. Sono state trovate uova galleggianti nel plancton nei mesi da novembre a maggio. Si dischiudono in profondità e le forme larvali sono planctoniche, mentre gli stadi giovanili divengono rapidamente bentonici. Fino a qualche tempo fa gli ittiologi separavano le specie Zeus faber pescate nei mari d'Italia da quelle pescate in altri mari europei, in quanto queste ultime avevano una forma piu' allungata, i raggi spinosi piu' robusti oltre a placche ossee molto piu' grosse, disposte lungo le basi della pinna dorsale e della seconda pinna anale. Le specie europee venivano indicate con il nome di Zeus pungio e considerate quindi come specie a se stanti o, secondo altri autori, come sottospecie, denominate Zeus faber pungio. Solo recentemente e' stato confermato che si tratta di semplici variazioni morfologiche che non giustificano la creazione di due distinte specie. L'animale presenta, come si e' detto, due macchie nerastre lungo i fianchi (una per agni lato) che, secondo la leggenda, rappresenterebbero le impronte delle dita di San Pietro che aveva preso il pesce allo scopo di ricavarne l'obolo occorrente per il tributo. Scientificamente si chiama Zeus, che significa Giove, in quanto il pesce era stato consacrato al Re degli Dei e faber, che significa artefice. Ma le curiosita' di questo pesce, che nell'insieme ha un aspetto buffo e carnevalesco, non finiscono qui: quando e' catturato emette una specie di grugnito, simile ad un porcellino. Curioso e' anche il fatto che nel Messinese viene chiamato Itala e proprio a Messina esiste un paese chiamato Itala in cui il pesce, pur essendo commercializzato, di solito non viene mangiato. Non si sa bene se cio' sia dovuto alla sacralita' della leggenda o ad alcune credenze popolari che fanno del Pesce San Pietro un animale poco apprezzato. Le sue carni sono apprezzate in molti paesi, perciò è oggetto di pesca commerciale e sportiva.


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