In ricordo dell’amico Ferruccio
(senza il suo appassionato lavoro questa sezione del sito non esisterebbe)

La navigazione di questa sezione segue, per quanto possibile, la nomenclatura binomiale secondo Linneo, pertanto i nomi sono riportati in latino. Per alcune specie è riportato anche il nome con è cui è generalmente conosciuta in italia. Non siamo biologi ma solo appassionati pertanto chi rilevasse errori di catalogazione è pregato di segnalarlo tramite il modulo di contatto

Carcharhinus limbatus (Squalo pinna nera minore)

Squalo pinna nera minore

E' uno squalo di grandi dimensioni, che nasce in prossimità delle piattaforme continentali ed insulari dei mari tropicali e temperati caldi di tutto il mondo.Viene spesso confuso con il Carcharhinus melanopterus. Ha un corpo piuttosto resistente, di colore grigio, di solito con le punte delle pinne di colore nero. Ha un muso lungo ed appuntito, una prima pinna dorsale più grande, ed una seconda più piccola. Lo squalo orlato è stato per la prima volta descritto da Achille Valenciennes nel Müller & Henle (1839) come Carcharias (Prionodon) limbatus. Altri sinonimi utilizzati nel tempo sono stati Carcharias (Prionodon) pleurotaenia, Carcharias microps, Carcharias (Prionodon) muelleri, Carcharias maculipinna, Carcharias ehrenbergi, Carcharias aethlorus, Gymnorrhinus abbreviatus, Carcharias phorcys, and Carcharhinus natator. Il nome scientifico accettato è Carcharhinus limbatus (Müller & Henle, 1839). L'epiteto limbatus ("orlato") si riferisce alle punte nere delle pinne. Come il suo parente stretto, lo Squalo pinna nera, C. brevipinna, lo squalo orlato è uno squalo a nuotata veloce, capace non solo del “breaching”, cioè di saltare fuori dall'acqua, ma anche di ruotare molte volte su se stesso prima di reimmergersi. Molti lo considerano non aggressivo ed incapace di attacchi all'uomo senza provocazione, ma viene accusato della maggior parte dei morsi di squalo che si verificano in Florida, circa una dozzina l'anno.[1] Ci sono prove di segregazione: alcune popolazioni si dividono in due gruppi, il primo comprendente i maschi e le femmine non incinte, il secondo comprendente le femmine incinte ed i giovani. Gli squali orlati si nutrono principalmente di pesci ossei: sardine, aringhe, mugilidae, Carangidae, and sgombri. Si nutrono anche di cuccioli di altri squali come lo Squalo bruno e di alcuni cefalopodi e crostacei. Lo squalo orlato è viviparo ed ogni sacco-tuorlo contiene da 1 a 10 cuccioli (in media tra i 4 ed i 7). Si ritiene che la gestazione duri tra i 10 ed i 12 mesi e che le femmine siano mature una volta l'anno. Recentemente gli scienziati hanno confermato che lo Squalo orlato è una delle specie capaci di partenogenesi, cioè le femmine possono riprodursi senza l'aiuto del maschio [2][3] Anche se si sa ben poco su questo processo, è stato confermato anche nello Squalo toro. La sua carne è consumata fresca, essicata o sotto sale, mentre la copertura è usata per ricavarne pelli ed il grasso per produrre olio. Viene anche utilizzato per la pesca sportiva, spesso da terra. Non è segnalato per attaccare senza provocazione l'uomo, ma è comunque considerato potenzialmente pericoloso.


special thanks to:
biopix.com
discoverlife.org
fishpix.kahaku.go.jp
fotobiomare.com
www.flmnh.ufl.edu
ginux.univpm.it
www.koralsiden.dk
itis.gov
marinespecies.org
natuurlijkmooi.net
ramblincameras.com
ryanphotographic.com
scuba-equipment-usa.com
Alberto Vigliani
Marco Senigalliesi
Sergio Casalegno
Stefano Guerrieri
slugsite.tierranet.com
starfish.ch
vibrantsea.net
wetwebmedia
Gary McDonald
Ron Wolf
Sherry Ballard
Douglas Klug
Robert Potts
Tammy Ward
California Academy of Sciences
Paddy Ryan
Joseph Dougherty/ecology.org
Garry McCarthy
Nathan Litjens
calphotos.berkeley.edu
Sam Baccini
Richard Lang
Gustavo Grandjean
Rubén Guzmán
Gonçalo M. Rosa
Eugenia Patten
Alison Young
William Leonard
Eugene Weber
L. & L. Langstroth
Moorea Biocode
John White