In ricordo dell’amico Ferruccio
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La navigazione di questa sezione segue, per quanto possibile, la nomenclatura binomiale secondo Linneo, pertanto i nomi sono riportati in latino. Per alcune specie è riportato anche il nome con è cui è generalmente conosciuta in italia. Non siamo biologi ma solo appassionati pertanto chi rilevasse errori di catalogazione è pregato di segnalarlo tramite il modulo di contatto
Celestichthys margaritatus
Celestichthys margaritatus
Questa specie è autoctona del Myanmar, dove abita piccoli corsi d'acqua (torrenti, laghetti e stagni) collinari e montuosi (oltre 1000 m s.l.m.) in zone di pascolo, con acque tiepide (20-24 °C) e limpide, profonde solamente 30 cm, e molto ricche di vegetazione acquatica (Elodea e Anacharis) e semiacquatica.
La forma del corpo è affine agli altri generi della sottofamiglia Danioinae, ma è più corto e tozzo, con profilo ventrale più convesso. Le pinne sono corte e arrotondate. La livrea è molto interessante: l'intero corpo, ad eccezione del sottogola e e del basso ventre, giallo-argentei, è verde veronese tendente al ceruleo, a pois irregolari gialli. Le pinne sono giallo-rossastre rigate da due linee verde smeraldo, la coda ha la parte centrale verde smeraldo con i due lobi giallo-rossastri. Nel periodo riproduttivo (condizionato da clima e variazioni chimiche nell'acqua) il maschio presenta un arrossamento del ventre. La livrea femminile è più smorta (le pinne sono giallo pallido e non tendenti al rosso).
Ha dimensioni molto contenute, raggiunge e supera di poco i 2 cm.
Scoperta dal Tyson Roberts nel corso del 2006 ed inviata all'acquario di Bolton, in Gran Bretagna, per essere studiata, inizialmente era stata associata al genere Microrasbora per le caratteristiche fisiche e di nuoto, salvo poi essere descritta con un genere tutto nuovo, Celesthichtys.
C. margaritatus è una specie di recentissima scoperta, pertanto non si conoscono tutte le sue abitudini e la sua diffusione. Il governo del Myanmar ne ha vietata l'esportazione per l'acquariofilia, che ha causato una notevole diminuzione delle popolazioni selvatiche unitamente alla distruzione dell'habitat originario[1], ed autorizzato lo studio in situ e in laboratorio a numerosi biologi. Sempre nel corso del 2007 sono state scoperte nuove popolazioni in luoghi diversi dal ritrovamento iniziale[2]
Le popolazioni locali pescavano questa specie per la loro alimentazione, facendo essiccare grandi quantità di questi piccoli pesci che avevano anche un piccolo interesse commerciale. Con l'avvento dell'acquariofilia i pescatori locali smisero di includerli nella loro dieta per venderli vivi ai grandi distributori e allevatori commerciali, che li diffusero in tutto il mondo. L'aumento del reddito di queste popolazioni ha permesso al governo locale di vietarne la pesca.
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