In ricordo dell’amico Ferruccio
(senza il suo appassionato lavoro questa sezione del sito non esisterebbe)

La navigazione di questa sezione segue, per quanto possibile, la nomenclatura binomiale secondo Linneo, pertanto i nomi sono riportati in latino. Per alcune specie è riportato anche il nome con è cui è generalmente conosciuta in italia. Non siamo biologi ma solo appassionati pertanto chi rilevasse errori di catalogazione è pregato di segnalarlo tramite il modulo di contatto

Neolamprologus pulcher

Neolamprologus pulcher
Endemico delle zone rocciose costiere ricoperte di sedimenti del lago Tanganica, come vari Neolamprologus, Julidochromis e Telmatochromis.
Lunghezza: 10 cm.
Dimorfismo sessuale: è una specie monogama, pinne anale e dorsale più appuntite nel maschio.
Si tratta di un Ciclide pacifico, socievole e piuttosto gregario formano spesso gruppetti di circa una decina di esemplari. Si riuniscono sempre in luoghi ed anse appartate ma convive tranquillamente anche con altri pesci del Tanganica in spazi più aperti.
Le singole coppie si isolano solo per la riproduzione e dopo essersi nutrite sostanziosamente con cibo vario (artemie, dafnie, mysis e larve di zanzara). Vengono deposte fino ad un centinaio di uova (in media 20-60); gli avannotti alla schiusa vengono generalmente ignorati dai genitori e dopo poche ore dalla schiusa si nutrono di plancton e naupli di artemia.
Onnivoro: artemie, larve di zanzara, plancton, dafnie e mysis.
Viene allevato sotto nomi diversi dai primi anni settanta ma, contrariamente all'affine Neolamprologus brichardi e parimenti alla maggioranza degli altri Ciclidi "coda di rondine" del gruppo-brichardi (come Neolamprologus falcicula, Neolamprologus olivaceus e Neolamprologus splendens), non ha mai goduto di sufficiente popolarità, restando per lo più confinato nella cerchia dei ciclidofili ed in particolare degli appassionati del grande lago africano. Coppie ben affiatate si possono tenere in vasche di soli 80 cm. La riproduzione non comporta particolari difficoltà.
Risente della proliferazione delle dighe, degli sbarramenti e della cementificazione lungo gli argini del lago, che distruggono l'habitat ed impediscono gli spostamenti alla ricerca di cibo e di aree riproduttive.
 


per gentile concessione di: Gurin Nicolas
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